Ecco come il rifiuto ti annebbia la mente e come difenderti

La paura del rifiuto è qualcosa che prima o poi abbiamo provato tutti, almeno una volta nella vita, così come – almeno una volta nella vita- siamo stati tutti rifiutati.

Può essere successo al lavoro, in famiglia, in coppia, nella sfera delle amicizie, ma la sostanza non cambia: non siamo stati ‘scelti’ e questo ci ha fatto soffrire, perché ci siamo sentiti inadeguati e impotenti.

Come superare la paura del rifiuto? Anche se abbiamo provato in molti modi a difenderci e a passarci sopra, ma nulla sembra avere funzionato?

Prima cerchiamo di capire perché essere rifiutati è così doloroso e quali eredità evolutive e meccanismi neuronali si attivano quando questo succede.

 

Perché il rifiuto fa così male?

La risposta è nella scienza, perché il nostro cervello è raffinato e i recettori che provano dolore fisico si trovano nelle stesse aree dove ci sono quelli che si attivano quando proviamo dolore ‘sociale’. (https://www.psych.ucla.edu/faculty-page/neisenbe/)

Un’altra ricerca, condotta  da Ethan Kross (https://lsa.umich.edu/psych/people/faculty/ekross.html), ha chiesto a delle persone di ricordare un recente episodio di rifiuto e di sottoporsi alla risonanza magnetica, scoprendo che l’area che si illumina durante il dolore fisico, fa lo stesso anche quando ricorda il rifiuto.

Perciò possiamo dire che il rifiuto fa male perché lo percepiamo come un vero e proprio dolore fisico e, per questo, è naturale attivare un meccanismo di difesa in cui cerchiamo al massimo di proteggerci.

 

Cosa succede quando si viene rifiutati?

Vediamo 7 modi in cui il rifiuto ci annebbia la mente e, naturalmente, come possiamo difenderci per far sì che non diventi un meccanismo bloccante nella nostra vita.

 

1. La paura del rifiuto instilla il bisogno di essere accettati dai nostri pari

Facciamo un salto indietro nel tempo.

Se oggi essere rifiutati da un gruppo di pari, come possono essere amici, familiari o coetanei, (soprattutto nell’età dell’adolescenza), fa male… cosa poteva significare esserlo al tempo dell’uomo delle caverne?

Essere respinti equivaleva a una condanna a morte: zero protezione e zero risorse per sopravvivere.

Di conseguenza, l’umanità si è evoluta per essere ‘sociale’ e ha acquisito un’innata paura dell’ostracismo e del rifiuto.

 

2. Il rifiuto intacca i bisogni primari

Gli esseri umani sono programmati per aver bisogno di amore e accettazione da parte dei loro simili.

Quando veniamo rifiutati, il cervello riceve un segnale che i bisogni primari non sono stati soddisfatti e questo attiva la modalità ‘sopravvivenza’, generando un forte stress emotivo, fisico e mentale.

Per contro, questo aiuta a capire perché gli amici veri, i familiari di cui ci possiamo fidare e le persone che ci sono davvero vicine, attivano invece la risposta ai nostri bisogni primari e questi rapporti ci fanno stare bene, dandoci anche piacere fisico.

Un’altra spiegazione concreta è questa: se veniamo rifiutati in amore questo genera dolore e sofferenza, ma se poi abbiamo un’avventura, per quanto leggera essa sia, questo ci fa sentire bene al momento e il motivo è perché risponde ai nostri bisogni primari.

Certo, è bene cercare l’equilibrio in amore, ma lo è altrettanto comprendere come funzionano i nostri meccanismi neuronali.

 

3. Siamo programmati per incolpare noi stessi quando veniamo respinti

Hai mai notato come tendiamo immediatamente a incolpare noi stessi e i nostri difetti quando veniamo respinti? 

È stato dimostrato che il rifiuto abbassa l’autostima e la fiducia e questo, a sua volta, ci porta a pensare che sia colpa nostra se veniamo rifiutati, ma di questo parleremo fra qualche riga.

 

4. Più ci aspettiamo il rifiuto, più siamo sensibili ad esso

Questo è il motivo per cui molte persone tendono a entrare in folli spirali discendenti quando vengono respinte più volte.

Finiscono per diventare ipersensibili al rifiuto, che rovina il modo in cui interagiscono con gli altri in ogni ambiente, dal lavoro, alla famiglia, dalle amicizie alla vita di coppia.

Perché pensano a priori di essere rifiutate, e questo può portarle a non interagire, a chiudersi in sé stesse e anche ad alienarsi socialmente.

Questa è una legge universale: se ci aspettiamo che accadano cose negative, spesso accadranno, mentre se abbiamo fiducia nella vita e crediamo con fermezza che l’Universo ci sostenga, allora la visione si ribalta e anche il rifiuto può portare dei doni inaspettati, come vedremo fra qualche riga.

 

5. Il rifiuto a lungo termine può causare traumi

Alcune prove suggeriscono che le persone che vengono rifiutate troppo frequentemente possono finire per sviluppare una paura delle persone o un’iper-vigilanza intorno a loro a causa di un eccessivo rifiuto. 

Questi sono traumi pericolosi e da cui bisogna difendersi, per questo ti invito a leggere fino alla fine, per scoprire come superare la paura del rifiuto.

 

6. Il rifiuto è legato all’aggressività e al comportamento violento, in particolare negli uomini

Secondo una serie di studi, anche lievi rifiuti sono stati collegati a picchi di violenza, perché tendono a farci sentire attaccati.

E, quando ci sentiamo attaccati, a nostra volta siamo portati ad attaccare.

Alcune voci scientifiche ritengono che questo sia dovuto al fatto che gli uomini vedono il rifiuto come un attacco alla loro identità e alla loro mascolinità.

Ovviamente, la violenza non è mai una reazione accettabile e il rifiuto non è mai una giustificazione valida ad alcun atto violento, ma il trauma del rifiuto può generare tutto questo, ed è bene esserne consapevoli.

 

7. Il rifiuto romantico può trasformarci in persone giudicanti

Uno studio ha mostrato che le donne rifiutate da un uomo attraente erano molto più propense a giudicarlo duramente.

Questo dimostra che il rifiuto annebbia la mente a tal punto da perdere obiettività di giudizio e questo ci porta a chiederci: come superare il trauma da rifiuto?

 

Come superare la paura del rifiuto?

Come scrivo nel mio libro “Libera la Tua Vita” di fronte a un rifiuto, l’atteggiamento migliore è ricordarci che è un nostro modo di pensare, una nostra frase, una nostra azione, un nostro progetto a essere giudicato, criticato o attaccato. 

Non necessariamente noi.

La critica è verso l’idea che la persona ha di noi.

Quindi ha poco a che fare con noi e molto a che fare con la persona che ci sta rifiutando/attaccando/criticando in quel momento.

C’è molta differenza tra il pensiero che hanno di noi e chi siamo veramente!

Occorre fare una distinzione netta tra persona e comportamento. Noi come persone siamo più dei nostri progetti, delle nostre azioni e persino dei nostri pensieri.

Per evitare di personalizzare quando siamo sotto attacco serve allenare il distacco: che, guarda caso, è il suo opposto anche dal punto di vista etimologico.

Il distacco ci aiuta a smettere di drammatizzare e prendere le cose in maniera più leggera.

Ti verrebbe da prenderla personalmente se a criticarti fosse un bambino di cinque anni? O un clown? O qualcuno con la voce di Paperino? 

Il distacco serve anche a vedere la «critica» come feedback, dall’inglese «nutrire indietro».

Ovvero, restituire nutrimento. È cibo che ci viene offerto per il miglioramento.

Se smettiamo di personalizzare è più facile distillare dalle critiche dei consigli utili. 

Per farlo, chiediamoci: Come posso utilizzare questi commenti? Cosa può rimanere così com’è? Cosa occorre modificare anche se finora pensavo andasse bene?

Tutte domande impossibili da farci finché siamo chiusi nel risentimento e nell’offesa che il rifiuto tende a generare.

In conclusione, personalizzare rende ogni cosa molto più pesante.

Come una barca può tranquillamente galleggiare nell’acqua, purché l’acqua non entri al suo interno perché la farebbe affondare, anche noi se vogliamo andare avanti abbiamo bisogno di restare aperti ai feedback, ai comportamenti e alle opinioni altrui senza però farci affondare da essi, senza arrabbiarci o rattristarci se non riceviamo l’approvazione di tutti.

Questo è un modo per superare la paura del rifiuto e se vuoi ricevere newsletter ricche di altri contenuti sull’evoluzione personale iscriviti utilizzando il form qui sotto.