L’argomento dieta dimagrante vede tutta una serie di convinzioni e credenze che perdurano da anni e che non solo sono false, ma sono anche pericolose perché ci portano inconsciamente ad essere in guerra con noi stesse e impediscono il cambiamento.
Una di queste riguarda le calorie, ovvero sembra esserci la convinzione che fare la dieta significhi restringere le calorie.
Basta fare un giro su YouTube per vedere tanti video per come dimagrire che inneggiano al limitarle o, viceversa, all’assumerne tantissime per creare massa muscolare, le cosiddette ‘calorie challenge’.
Da oltre un secolo, il conteggio delle calorie è alla base dei programmi di dimagrimento: tutti gli alimenti confezionati riportano le calorie sull’etichetta e quasi tutte le diete, che trovi in commercio, si basano sull’apporto calorico dei diversi alimenti.
Così, quando una persona si mette a dieta, spesso inizia un conteggio metodico e stressante delle calorie di ogni cibo. La maggior parte delle persone infatti crede che stare a dieta significhi fare questi calcoli.
Certamente è importante mangiare in maniera più sana, evitando di ‘psicomangiare’, come vedremo meglio in seguito, ma allo stesso tempo l’ossessione delle calorie non porta risultati duraturi.
Approcciarsi a un regime alimentare dimagrante in questo modo è del tutto controproducente, perché non solo ti porta a concentrarti ancora di più sul cibo, col rischio di renderlo un’ossessione, ma ti fa vivere costantemente in una coscienza di scarsità, che ci comunica inconsciamente “Non ce n’è abbastanza per me, i miei bisogni non possono essere soddisfatti”.
Così facendo, dobbiamo ricorrere a una grande forza di volontà, ma non appena allentiamo il controllo sulla dieta, questo meccanismo ci porta a iper mangiare, per paura che non ce ne sia abbastanza.
Nel caso tu sia una persona “forte” da questo punto di vista, di sicuro all’inizio ti costerà di meno, ma basterà un evento, un’emozione che ti manda in crisi e cederai alla fame nervosa.
Se continui a ripeterti che non devi mangiare i dolci, ad esempio, e ripeterai dentro di te la frase “non devo mangiare i dolci…”, la tua mente non farà che dare attenzione alla parola dolci.
Ti invierà un impulso a pensarci sempre più, ti indurrà sempre più voglia di mangiarne. Sarà difficile non cadere in tentazione.
Userai tutta la tua forza di volontà ma, ripeto, al primo avvenimento quale un litigio con tuo figlio, una situazione spiacevole al lavoro, una discussione con il tuo partner, la tua forza di volontà, che è una risorsa limitata, dovrà andare ad arginare anche queste emozioni e tu ti troverai in difficoltà.
Calorie: il doppio rischio della dieta dimagrante
Ecco perché in questi casi il rischio non è solo interrompere la dieta ma abbuffarsi.
Il conto esasperato delle calorie attiverà semplicemente uno yo-yo emotivo che non darà alcun risultato positivo.
Il problema è che il conteggio delle calorie si basa su un metodo alquanto impreciso che ha origine nel XIX secolo, quando il chimico americano Wilbur Olin Atwater sviluppò un modello, utilizzato ancora oggi, per calcolare il numero medio di calorie nel cibo.
Le calorie servono a indicare l’apporto energetico medio di una certa quantità di cibo e non sono altro che un’unità di misura che calcola la quantità di calore sviluppata quando quell’alimento viene bruciato in una specie di forno e la misurazione viene fatta valutando la quantità di calore necessaria per portare da 14,5 a 15,5 gradi centigradi un grammo d’acqua distillata.
È con questo metodo che l’industria alimentare e quella del dimagrimento hanno concluso che i grassi forniscono circa nove calorie per grammo, i carboidrati e le proteine ne forniscono quattro, mentre le fibre ne forniscono solo due.
Siccome ogni alimento è composto da tre nutrienti principali (lipidi, proteine e carboidrati), per calcolare il valore calorico di un determinato cibo basta quindi disporre delle tavole di composizione degli alimenti e moltiplicare di volta in volta per le cifre sopra citate il quantitativo di lipidi, proteine e carboidrati.
Ma il corpo umano è molto più complesso di un forno e questi calcoli fanno acqua da tutte le parti e finalmente la scienza se ne sta rendendo conto.
I più recenti studi infatti rivelano che il numero di calorie che ricaviamo dagli alimenti dipende non solo da cosa mangiamo, ma anche da come prepariamo il cibo, dai batteri presenti nel nostro intestino e dalla quantità di energia che utilizziamo per digerire i diversi alimenti.
Il conteggio tradizionale delle calorie non tiene conto di nulla di tutto ciò e nemmeno dei fattori che condizionano il metabolismo di una persona, come ad esempio i processi di accumulo o di ossidazione dei grassi.
Infatti, se proprio volessimo calcolare con precisione le calorie che otteniamo da un determinato alimento, dovremmo tenere conto di una serie enorme di fattori, tra cui:
- il fatto che quell’alimento si sia evoluto per sopravvivere alla digestione;
- il modo in cui la bollitura, la cottura al forno, la cottura al microonde o la friggitoria di un alimento ne modificano la struttura e la chimica;
- la quantità di energia che il corpo spende per scomporre i diversi tipi di alimenti;
- e la misura in cui i miliardi di batteri presenti nell’intestino aiutano la digestione umana e, al contrario, rubano alcune calorie per se stessi.
Cosa significa questo per noi?
Anche se due alimenti contengono apparentemente le stesse calorie, il numero di calorie che viene effettivamente assorbito dall’organismo può variare notevolmente a seconda della persona.
Non solo. Anche le calorie non sono tutte uguali. Esistono calorie “buone” e calorie “cattive”.
Ad esempio, lo zucchero contiene calorie vuote, praticamente inutili, che non apportano sostanze nutritive all’organismo, che non donano al corpo nutrienti, vitamine e minerali di cui abbiamo bisogno. Ecco allora che questi cibi ci lasceranno ancora più affamate.
Prendiamo ad esempio 4 patatine fritte (circa 40 calorie) contro 100 grammi di verdure in pinzimonio (circa le stesse 40 calorie). A parità di calorie, le patatine, oltre ai grassi trans e al sale aggiunto, produrranno un impennata della glicemia, seguita da un rapido crollo che ci lascerà senza energia e, dopo poco, avremo di nuovo fame. I 100 grammi di pinzimonio, invece, apporteranno al nostro corpo fibre, vitamine e calorie piene di reali sostanze nutritive, questo stimolerà il senso di sazietà che durerà più a lungo.
Oppure potremmo pensare che bere 100 ml di latte parzialmente scremato (49 Kcal) o la stessa quantità di latte d’avena (47 Kcal) non faccia differenza, in fin dei conti hanno circa le stesse calorie.
Ma, mentre il latte di avena contiene molte fibre, quindi aiuta a regolare il transito intestinale e a tenere sotto controllo il colesterolo e i trigliceridi, il latte vaccino, oltre a inibire l’assorbimento del ferro dagli altri cibi, contiene lattasi, una proteina estremamente indigesta per gli adulti, e tende ad atrofizzare i villi intestinali, inibendo così l’assorbimento dei nutrienti contenuti nel cibo.
Stesse calorie, stesso effetto sull’organismo? Assolutamente no.
Oltre a tutto ciò, focalizzarci sul contare le calorie ci distoglie dall’ascoltare il nostro corpo e squilibra così il nostro meccanismo di autoregolazione. E non solo, dato che negli alimenti industriali il calcolo delle calorie è ancora più facile, perché è riportato direttamente sull’etichetta.
Una dieta dimagrante che richieda un conteggio regolare delle calorie ci spinge a mangiare più alimenti confezionati (drammaticamente correlati allo sviluppo dell’obesità), a scapito del cibo fresco, fondamentale per una buona e sana alimentazione.
Spero che questo articolo sul ‘mito delle calorie’ ti sia stato utile e, se stai cercando di perdere peso, vuoi tornare in forma o capire come mantenerla nel tempo, ho una splendida notizia da darti.
È appena uscito il mio nuovo libro Dimagrire Facil-Mente, in cui ho raccolto l’omonimo metodo che ti permette di ritrovare il tuo peso ideale e la tua fiducia, senza diete estreme, senza rinunciare al cibo che ami, sfruttando il potere delle tue emozioni nascoste.