Vuoi crescere emotivamente? Lascia andare questi 6 comportamenti

Crescita personale, crescita professionale, crescita spirituale: questi termini ci suonano familiari, ma perché diamo così poco spazio alla crescita emotiva? Perché crescere emotivamente è qualcosa di cui si parla poco?

Stavo riflettendo su questo e credo che la ragione sia questa: la gestione delle emozioni è un aspetto cardine della crescita personale in sé (così come di quella professionale e spirituale).

Magari la includiamo in altre sfere evolutive, ma credo che meriti uno spazio a parte, anche perché è strettamente legata a un aspetto che da anni coltivo e insegno, l’Intelligenza delle Emozioni.

Tutto parte da un’idea.

Un QI (quoziente intellettivo) elevato può renderci intelligenti, ma se vogliamo ambire alla felicità e alla realizzazione in ogni area della nostra vita, dobbiamo crescere emotivamente.

Essere emotivamente maturi significa riconoscere le nostre emozioni, accettare che le stiamo provando e avere con noi gli strumenti che ci permettono di gestirle al meglio.

Un esempio semplice: se siamo arrabbiati riconosciamo che stiamo provando rabbia, non facciamo finta di nulla o lasciamo scorrere il tempo sperando che passi da sola.

Facciamo esattamente il contrario.

Sappiamo che quella rabbia ci fa stare male, sentire a disagio, mina i rapporti con gli altri, per questo ci fermiamo un attimo e la chiamiamo con il suo nome: rabbia.

Successivamente, attiviamo tutto ciò che è in nostra conoscenza per lasciarla andare.

Ci fermiamo a capire cosa l’ha generata e cosa possiamo fare per risolverne le cause e, al contempo, attiviamo gesti e azioni che ci permettono di cogliere il messaggio e trasformarla, come ad esempio le affermazioni o gli esercizi di respirazione.

Questo è un semplice esempio, ma ciò che ci permette di gestire in questo modo un’emozione difficile e il saperla prima di tutto riconoscere e questa è maturità emozionale.

Il punto è che, come la rabbia, ci sono molti altri sentimenti difficili da affrontare e da gestire. Pensiamo alla frustrazione, alla sofferenza, al rimpianto,  al senso di solitudine.

Quando proviamo questi sentimenti possiamo mettere in atto dei meccanismi di coping.

Si tratta di meccanismi di adattamento e di risposta, che possiamo adottare quando ci troviamo in condizioni di stress di varia natura e/o particolarmente conflittuali.

Il punto è che questi NON ci aiutano a gestire le emozioni difficili, né tantomeno a risolvere i problemi che ne sono la causa.

In questo articolo te ne racconto sei di comuni. Conoscerli è molto importante, perché questa consapevolezza può darti una mano ad abbandonarli aiutarti a crescere emotivamente.

6 meccanismi che ti impediscono di crescere emotivamente

1) Trovare scuse per rimanere nella propria zona di comfort

Ci sono ragioni e poi ci sono scuse.

Queste due parole NON sono sinonimi, ma spesso finiamo per usarle in modo intercambiabile.

Se, ad esempio, vuoi rimetterti in forma, sai è bene fare attività fisica ogni giorno.

Se non lo fai può esserci una ragione, magari hai uno strappo muscolare, ma può anche esserci una scusa, come quella di non avere tempo.

Il consiglio, allora, è di essere onesti con noi stessi.

Magari desideriamo nuove opportunità per la nostra carriera carriera e il pensare che questo non è il momento giusto per fare dei cambiamenti’ può diventare qualcosa che diciamo a noi stessi per alleviare il senso di colpa.

Perché in realtà sappiamo che è il momento giusto, ma attiviamo scuse che ci trattengono nella nostra zona di comfort, quella più comoda, ma anche quella da cui è impossibile evolvere.

Il punto è che quando abbiamo paura di fallire, di perdere, di essere rifiutati, cerchiamo ragioni per non iniziare.

Procrastiniamo, e lo giustifichiamo con le nostre scuse.

E più siamo intelligenti, più chiamiamo queste scuse ragioni.

Fino a quando non saremo preparati ad affrontare questa situazione onestamente, non potremo apportare un cambiamento.

Certo, serve forza emozionale, serve maturità emozionale, serve riconoscere che proviamo certe emozioni come la paura di perdere o fallire, ma una volta che le riconosciamo, abbiamo anche il potere di decidere, onestamente, di lasciarle andare in nome della nostra evoluzione.

 

2) Evitare le cose che ti spaventano

Il cambiamento può far paura, certo, ma quando prendiamo la decisione consapevole di agire nonostante il nostro disagio, aumentiamo la fiducia in noi stessi.

Questo è un lavoro pratico, perché coinvolge la nostra parte più fisica.

Significa dire sì alle cose che ci fanno venire le farfalle nello stomaco, riconoscere che siamo nervosi, magari impauriti, ma capire che quel nervosismo e quella paura nascono perché ci teniamo!

Se abbiamo paura di cambiare lavoro e lo avvertiamo a livello fisico, significa che questa scelta è importante per noi, perché  ci ‘smuove’ il corpo.

Perciò, più affrontiamo le emozioni spiacevoli che derivano dal desiderio di cambiare, meglio riusciamo ad affrontarle.

Ad esempio, se riusciamo a trovare il coraggio di chiedere a qualcuno di uscire con noi, ogni volta diventerà un po’ più facile.

La desensibilizzazione è spesso l’unico modo per migliorare la percezione delle cose: capiamo che non ci ucciderà provare queste emozioni, anzi, che è naturale che emergano.

In più, prendiamo consapevolezza che le emozioni difficili spesso ci fanno temere il peggio o, perlomeno, disegnano uno scenario più difficile di quello che può essere in realtà.

Una volta che lo sappiamo e assorbiamo questo concetto, affrontarle può essere quindi più semplice e naturale.

 

3) Cercare di scappare dalle emozioni “negative”.

“Good vibrations only” è un ottimo adesivo da attaccare sul retro dell’auto.

La realtà è che bisogna fare attenzione alla cosiddetta positività tossica, ovvero al fare finta che vada sempre tutto bene e che solo se saremo perennemente ottimismi la vita ci sorriderà.

Perché anche le cosiddette emozioni “negative” fanno parte naturale della vita.

Quando non lo accettiamo, siamo più propensi ad allontanare queste emozioni spiacevoli da noi e, in questo modo, le lasciamo irrisolte.

Peggio ancora, cerchiamo modi per eluderle, per ‘scappare via’, come bere o mangiare troppo, fare acquisti compulsivi, guardare troppa Tv dall’effetto anestetizzante, trascorrere ore e ore sui social network tanto per tenere occupata la mente…

In altre parole, cerchiamo un modo per evitare il disagio di dialogare con le emozioni meno desiderabili che stiamo provando.

Può trattarsi di qualsiasi cosa, dalla  noia, frustrazione e apatia, fino a sentimenti dolorosi di tristezza, rabbia, ansia o paura.

Ma se vogliamo crescere emotivamente, è bene imparare a riconoscere i nostri sentimenti, permettere loro di muoversi attraverso di noi e cercare di trovare per loro espressioni sane.

Altrimenti, stiamo semplicemente seppellendo emotivamente la testa sotto la sabbia.

Tutto questo è una parte essenziale dello sviluppo di una forte intelligenza delle emozioni e consapevolezza di sé.

 

4) Identificarsi eccessivamente con i propri sentimenti

In molti modi, la società ci insegna che le emozioni sono più importanti di quello che sono.

Se ad esempio ci viene detto di“seguire il nostro cuore”, ciò che di solito intendiamo è di prendere decisioni basate sui sentimenti.

È vero che le emozioni possono essere segnali molto potenti che offrono intuizioni e indizi.

Ma ecco un’altra realtà importante:

I sentimenti non sono fatti.

Solo perché proviamo qualcosa, non significa che dovremmo basare le nostre azioni su questi sentimenti.

Perché, in effetti, quando abbiamo a che fare con emozioni forti, in molte occasioni è davvero una pessima idea.

Se ad esempio siamo mossi dalla rabbia o dalla paura, le nostre azioni rifletteranno queste emozioni difficili e quali possono essere le conseguenze?

Intendiamo, piuttosto, le emozioni come un’istantanea fugace. Non permettiamo a noi stessi di identificarci troppo con esse.

Ok, ma come si fa nella pratica?

Prendiamo coscienza che, troppe volte, costruiamo storie attorno ad esse.

E che ci auto-convinciamo che siano vere!

Magari pensiamo di valere poco, allora peschiamo il peggio del peggio dal nostro passato, magari eventi in cui effettivamente siamo rimasti delusi o che ci hanno frustrati.

Ma quegli eventi non sono l’assoluto, non determinano il nostro valore complessivo!

Eppure tendiamo a riprenderli, e questa narrazione ci blocca, ci auto-sabota, generando a sua volta emozioni difficili e stressanti come può essere la tristezza.

Viceversa, quando siamo consapevoli delle emozioni difficili che proviamo, diventiamo osservatori, quasi una terza persona che si trova a un passo di distanza e che legge gli eventi con distacco.

Lo stesso distacco ci aiuta a vedere i nostri sentimenti come onde superficiali sul mare, in costante movimento perpetuo.

Non pensiamo di essere quelle onde, sappiamo di essere l’ampio, profondo, vasto oceano sottostante.

 

5) Credere che perdonare sia impossibile

Una profonda citazione dice che:

Il perdono significa rinunciare ad avere ragione.

Ma, in realtà, ognuno dal suo punto di vista ha ragione, e il perdono non ha a che fare con il torto o la ragione, ma con il lasciare andare il peso del passato.

A volte dobbiamo perdonare gli altri, a volte abbiamo solo bisogno di perdonare noi stessi.

 

6) Preoccuparsi troppo di ciò che pensa la gente, ovvero compiacerla

  • Trovi difficile dire di no
  • Sei eccessivamente preoccupato di ciò che la gente pensa di te
  • Assecondi le idee o le opinioni degli altri solo per sembrare più gradevole, nella speranza di risultare una persona più simpatica e amabile
  • Ti trascuri per aiutare gli altri
  • Desideri l’approvazione e gli elogi degli altri per sentirti bene con te stesso
  • Nascondi i tuoi sentimenti, punti di vista e bisogni nel caso in cui siano impopolari

Molti di noi di tanto in tanto mostrano qualche forma di piacere alle persone.

È difficile non preoccuparsi di ciò che la gente pensa di noi. Allo stesso modo, tutti noi vogliamo essere apprezzati.

Il punto è che quando facciamo di questi fattori la nostra principale preoccupazione, sacrifichiamo il nostro benessere emotivo.

Crescere emotivamente significa essere in grado di gestire il lato più ‘ruvido’ delle nostre emozioni. Si tratta di stabilire dei confini e imparare a difenderli.

Non possiamo farlo quando abbandoniamo o tradiamo costantemente i nostri sentimenti per il bene di qualcun altro.

Questi sono sei comportamenti che è bene riconoscere e cercare di modificare per attivare una crescita emotiva.

Per concludere, ci sono degli aspetti che caratterizzano le persone emotivamente mature. Puoi riconoscerti in essi o, viceversa, cominciare ad attivarti per farli tuoi.

Le persone emotivamente mature:

  • Adottano un approccio consapevole e guardano onestamente a se stesse
  • Si assumono  la piena responsabilità dei propri sentimenti
  • Riconoscono i loro errori ma non si soffermano su di essi
  • Sono pronti ad aprirsi con gli altri e raccontare come si sentono
  • Identificano i propri bisogni e stabiliscono dei confini chiari per proteggerli