Come guarire la ferite emotive che mettono a rischio una relazione anche se hai provato di tutto (e non ha funzionato)

Come guarire le ferite emotive? E come fare perché non rovinino la nostra relazione d’amore?

Come guarire le ferite emotive è più di un tema: è una delle domande che mi fate più di frequente e questo ci suggerisce che c’è consapevolezza su questo. Il che è un ottimo segno.

Sapere che ci sono ferite emotive che possono nuocere alla nostra vita, soprattutto alle relazioni, è un passo importante di evoluzione personale.

Molte persone, però, ne sono ancora inconsapevoli.

Magari capiscono che agire in certi modi è scorretto, controproducente, tossico, ma non si spiegano perché lo stanno facendo o, peggio ancora perché continuano a ripetere sempre lo stesso schema relazionale che porta a provare frustrazione, dolore o sofferenza.

La storia di Anna, che ne è un esempio.

Bella, brillante, colta: Anna è una donna che quando entra in una stanza non lascia nessuno indifferente. C’è chi la guarda e pensa a quanto è bella e chi la guarda e pensa a quanto sia enigmatica, affascinante, coinvolgente.

Anna lo sa, lo capisce e questo la rende ancor più spaesata, perché la sua vita sentimentale è difficile, lo è sempre stata.

Da che ha memoria, si è sempre innamorata di uomini sfuggevoli o già impegnati in altre relazioni e che mettono la carriera prima di lei, uomini tanto distanti e poco disponibili.

Anno dopo anno si convince di valere poco, che gli uomini con cui ha delle relazioni non vogliono impegnarsi con lei perché non la reputano degna di una storia importante e questo pensiero autodistruttivo la rende sempre più cinica e indifferente.

Ma Anna non si accorge che è proprio lei ad allontanare quegli uomini, a fermarli prima che possano fare un passo in più, a dare loro la possibilità di anche solo proporre qualcosa che vada oltre una relazione passeggera.

Lo fa per proteggersi, perchè il re degli uomini sfuggevoli è stato suo padre e ha ben visto i risultati che ha causato su sua madre: una vita arrabbiata, infelice, sottomessa.

E lei non vuole di certo fare la stessa fine, quindi si protegge, previene, limita i danni ancor prima che accadano, ma questo la allontana anche da chi, molto probabilmente, è differente da suo padre e vorrebbe vivere una vera relazione d’amore con lei.

 

Come guarire le ferite emotive? Iniziando a riconoscerle

La storia di Anna parla di una ferita emotiva capace di alzare un muro così alto tra lei e l’amore da poter distruggere una vita, o sprecarla nel nome di una auto-protezione effimera.

Il punto è che cerchiamo tutti l’amore, che è la forza più potente, intensa e indispensabile che come esseri umani possiamo provare.

Ma possiamo far fatica a trovare la persona per cui provare amore e anche a mantenerlo vivo perché, alla base, possono proprio esserci delle ferite emotive dall’influenza devastante.

Ferite emotive che, se non riconosciamo, ci fanno inciampare sempre negli stessi errori e, di conseguenza, negli stessi cicli di dolore e sofferenza.

Ovviamente, le ferite emotive irrisolte portano a compiere azioni che mettiamo in campo per proteggerci, per non soffrire. Il problema è che quelle azioni NON ci fanno evolvere, anzi, alimentano il ciclo auto-distruttivo che sbarra la strada al provare amore e condividerlo con gli altri.

Ecco alcune delle più comuni.

1. Sabotiamo la relazione 

Stiamo con una persona e, anche se non succedono eventi eclatanti, mettiamo tutto in discussione. Senza rendercene conto allontaniamo il partner, anche se sentiamo di provare dei sentimenti per lui/lei.

Questo è autosabotaggio: è cercare di proteggerci da un evento che potrebbe accadere in futuro, ovvero quello di essere abbandonati e succede spesso perché durante l’infanzia abbiamo vissuto noi per primi un abbandono (magari da parte di un genitore dopo una separazione).

2. NON stabiliamo confini

Per paura di perdere chi ci è accanto lasciamo che invada i nostri confini. Diciamo sì a tutto, ci facciamo andare bene tutto, anche se l’altro o l’altra ci mancano di rispetto.

Lo facciamo per non attivare conflitti che potrebbero portare a rifiuti o abbandoni, ma così facendo lasciamo che i nostri bisogni vengano calpestati.

3. Reagiamo in modo eccessivo alle piccole cose

Quando proviamo disagi emotivi il nostro cervello può innescare una risposta simile a quella che farebbe quando sta provando dolore fisico.

Se c’è una ferita emotiva ancora scoperta, questa brucia e può portare a reagire in modo eccessivo a critiche e disaccordi anche quando sono inconsistenti. Tendiamo a fare una tragedia per tutto e questo, ovviamente, intossica e indebolisce la nostra vita di coppia.

4. Lottiamo per poterci fidare

Fidarsi del nostro partner è vitale quanto respirare, eppure quando c’è una ferita emozionale ancora aperta, la fiducia può sembrare un’utopia.

Succede, molto spesso, se abbiamo subito uno o più tradimenti. È naturale che sia così e non ci sono colpe, ma questo porta ad erigere muri talmente alti da impedire al nostro cuore di provare amore e connessione autentici.

Perché tutto sarà sempre inquinato dal dubbio che succeda qualcosa di terribile che rovinerà tutto, quindi pensiamo sia meglio proteggerci prima che soffrire dopo.

Ma così, come visto, ci precludiamo di provare un ventaglio di sentimenti che sono la base della vera felicità, su tutti l’amore.

5. Diventiamo crocerossini e crocerossine

Aiutare gli altri è importante e doveroso, ma diventare i loro perenni e unici soccorritori è rischioso, perché rischiamo di prenderci sulle spalle la responsabilità di doverli guarire dalle loro ferite emozionali. E questo NON è compito nostro.

È compito di chi cade rialzarsi. Certo, noi possiamo aiutarli a farlo, ma tutto deve partire dall’altro mai da noi, anche perché rischiamo di riflettere negli altri ciò che invece serve a noi!

Ci convinciamo che solo quando riusciremo a guarire gli altri potremo guarire noi stessi e questo ci svia, ci rallenta e può anche portarci ad attivare un comportamento che si perpetua nel tempo.

6. Cerchiamo sempre una convalida

Tutti amano essere apprezzati e riconosciuti, ma se questa ricerca è costante o spasmodica, alla base può esserci una ferita emozionale irrisolta, che ci porta a un incessante bisogno di affermazione. E alla base di questo, possono esserci un senso di insicurezza o una bassa autostima.

Quando cerchiamo convalide costanti, abbandoniamo la nostra zona di potere e la mettiamo nelle mani degli altri, tanto più che se NON ci convalidano, rischiamo di abbatterci e di sentirci indegni.

Il punto è che una relazione sana NON ha assolutamente bisogno di continue convalide, perchè da ambo le parti c’è la consapevolezza che il valore appartiene al singolo e non può dipendere dall’approvazione dell’altro.

7. Evitiamo di mostrarci vulnerabili

Cosa vuol dire essere vulnerabili? Significa aprirsi, mostrare la nostra parte più profonda, che comprende anche i nostri difetti e le nostre insicurezze.

Va da sé che nascondere la nostra parte più vulnerabile è un chiaro segno di protezione. Certo,  è un bene selezionare con attenzione le persone a cui mostrarla.

Se, però, la teniamo rinchiusa in una fortezza, stiamo limitando le nostre relazioni d’amore, perché nel momento in cui mostriamo le nostre vulnerabilità a chi amiamo, possiamo creare delle connessioni profondissime e durature, quindi perché precluderci questa possibilità?

 

Come guarire le ferite emotive in una relazione?

Come scrivo nel mio libro Libera la Tua Vita, spesso non ci rendiamo conto che non ascoltarci e reprimere la nostra ombra la fortifica.

Che nascondere le proprie ferite facendo finta che non esistano non fa altro che intensificarle, e che la maschera diventa presto una gabbia.

I problemi crescono nel buio, ma quando finalmente sono portati alla consapevolezza ed esposti alla luce si rimpiccioliscono.

Il problema è che la parte emotiva non funziona come quella fisica. La maniera migliore per proteggerci dalle ferite emotive infatti non è restare ingessati e fare attenzione che niente e nessuno tocchi l’argomento che ci fa soffrire, ma è capire, imparare dai nostri errori, cambiare il nostro modo di pensare, avere nuovi comportamenti.

Insomma imparare a essere felici al di là degli eventi esterni. Ma non si può fare se rimaniamo contratti.

Come possiamo crescere ed evolverci se viviamo in uno stato di perenne irrigidimento? Come possiamo essere felici se la nostra energia è contratta?

Non diventa allora importante capire quando ci contraiamo e perché?

Non è importante essere consapevoli di cosa sta succedendo, di quale emozione ha preso il sopravvento e del pensiero che l’ha generata?

Questo processo avviene con una domanda molto semplice ma rivoluzionaria: «Cosa sta succedendo in questo momento?»

Farci questa domanda ci riconnette immediatamente con noi stessi. Indirizza la nostra attenzione verso il nostro mondo interiore.

Siccome in generale siamo molto più abituati a esaminare la realtà esterna piuttosto che quella interiore, all’inizio può succedere che le risposte siano superficiali. In quel caso basta insistere un po’ di più.

Cosa sta succedendo in questo momento? Niente, sto scrivendo al computer.

Cosa sta succedendo in questo momento? Sto scrivendo e faccio fatica a esprimere a parole i concetti che ho in mente.

Cosa sta succedendo in questo momento? Sono frustrata perché nella stesura del libro non sto andando veloce come vorrei.

Cosa sta succedendo in questo momento? Ho paura di non riuscire a passare il messaggio che vorrei e questo mi fa contrarre. Forse non sono abbastanza brava. E questo mi deprime, mi fa venir voglia di mollare.

Possiamo replicare questo modello nel momento in cui ci rendiamo conto che una ferita emotiva ci sta facendo ripetere uno schema tossico o sabotante.

Cosa sta succedendo in questo momento? Niente, sto bevendo una tisana.

Cosa sta succedendo in questo momento? Sto bevendo una tisana e mi viene da piangere.

Cosa sta succedendo in questo momento? Sto bevendo una tisana e mi viene da piangere perché sono frustrata, perché sento di mettere i bisogni del partner davanti ai miei e di non avere tempo/spazio per me.

Cosa sta succedendo in questo momento? Sto bevendo una tisana e mi viene da piangere, sono frustrata perché sento di mettere i bisogni del partner davanti ai miei e di non avere tempo/spazio per me, ma non so come reagire.

Ora potrai chiederti: non c’è il rischio che questa domanda porti a galla stati d’animo spiacevoli?

Qualunque pensiero, qualunque emozione emerga con questo processo, non li abbiamo aggiunti noi. Erano già lì.

Lavoravano già dentro di noi, solo che non li vedevamo. E proprio per questo influenzavano il nostro stato d’animo e le nostre azioni agendo indisturbati nell’inconscio.

Portandoli alla luce non facciamo altro che riconoscerli. Solo una volta che siamo consapevoli di cosa succede, infatti, possiamo intervenire, abbiamo la scelta su cosa fare.

Qual è la maniera migliore per sciogliere quelle emozioni? Reprimerle o portarle a galla perché possano essere rilasciate?

Credo tu conosca già la risposta, e questo è un passo molto importante per iniziare a guarire le ferite emozionali, qualunque esse siano e qualsiasi sia la loro origine.

Certo, dopo averle riconosciute, il passo successivo è attivare il Cambiamento, che è il pilastro del mio metodo Tutta un’Altra Vita (scoprilo qui), che da oltre 30 anni aiuta ad attivare il Cambiamento nella propria vita, per costruire una vita fatta finalmente di relazioni piene e autentiche, comprese quelle d’amore.

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