Le basi del cambiamento

Ecco l’intervista di Francesco Marrapodi per Alganews – diretto da Lucio Giordano a Lucia Giovannini.

La vita ruota intorno ad artisti, intellettuali, pensatori, scienziati, persone con delle capacità inaudite; uomini capaci di cambiar il mondo, però sconosciuti al mondo stesso perché prede di un unico problema: il demone dei “No, dei Se, dei Forse”. O se vogliamo, le nostre buone dosi di complessità e perplessità quotidiane che finiscono per attaccare le nostre capacità intellettive fino a divorarli del tutto. “Non saprei! Non credo! E se fallissi? E se così non fosse? E se sarò deriso?”

La maggior parte di noi trascende la realtà, per vivere la propria vita nell’ombra, preda delle proprie incertezze, dell’insicurezza, talvolta schiavi di sé stessi e delle opinioni altrui.

Ma quanti di noi si rendono conto che, in realtà, mentre là fuori il mondo gira con tutti i dilemmi e tutte le odierne difficoltà, attaccata ad esso anche la nostra esistenza corre? Corre, e a pari passi con il tempo, che ci trascina con sé in un percorso irreversibile. Chi può impedirci dunque di vivere la nostra permanenza su questo mondo nella maniera più giusta e magari riuscendo, che sia ad accarezzare soltanto le vesti alla felicità? Nessuno. Nemmeno noi!

Sarebbe dunque necessario mettere in moto le nostre capacità, per tentare di portare uno spiraglio di luce prima a noi e poi agli altri? É la via dell’amore quella che trionfa sempre, specie se affiancata dal proposito del raggiungimento di un obiettivo finale?

Come vi avevo preannunciato, tratteremo l’argomento con Lucia Giovannini, (una delle massime esperte del momento) attraverso le sue esperienze di vita, tramutati in ben tre volumi. Volumi che, per motivi di spazio, siamo costretti solo a menzionarvi. Ebbene, noi di Alganews, per mettere in chiaro alcuni punti, le abbiamo chiesto un’intervista e lei molto garbatamente ce la ha concessa.

Buongiorno Signora Giovannini. Ci conosciamo già da qualche tempo ormai. Le dispiace se le do del tu?

Va benissimo.

I tuoi criteri di crescita evolutiva stanno dando risultati enormi. Io personalmente, posso dire che, oltre a essermi sentito letteralmente travolto, mi reputo testimone diretto di un sistema tutto nuovo di affrontare le cose della vita; un perfetto metodo di crescita evolutiva, insomma. Come ci si sente, invece, a sapersi  portatori diretti di tale fenomeno?

Molto onorata di poter testimoniare il cambiamento evolutivo (quindi migliorativo) di tante persone.

Nel tuo primo volume Tutta un’altra vita hai dichiarato di aver vissuto parte della tua infanzia in Africa; quanto ha potuto incidere tutto questo con i tuoi metodi di cambiamento?

Penso moltissimo. Fin dai tempi della mia infanzia in Africa sono affascinata dalla natura e dagli esseri viventi che la popolano. Vedere persone nelle capanne nel bush o attraversare il deserto nelle carovane, vedere animali uccisi dalla sete e dai bracconieri, bambini soffrire la fame o donne morire di parto in mezzo alla sporcizia ha generato in me una profonda spinta a fare qualcosa per alleviare la sofferenza, a tutti i livelli: umana e animale, fisica e psicologica. Questa spinta mi ha accompagnato per tutta la vita.

Da quanto emerge dai tuoi libri, durante le prime fasi della tua esistenza, come ogni esser umano, ti sei trovata a combattere contro le avversità della vita e contro le tue stesse incertezze. Difficoltà che, per fortuna, hai superato brillantemente. E qui che hai messo alla prova per le prime volte l’efficacia delle tue odierne dottrine?

Sì, ogni parte del mio metodo è testata innanzitutto su me stessa più e più volte.

So che sei vegetariana, e che, oltre a impegnarti nel sociale, hai affrontato e stai tuttora affrontando diverse battaglie contro i maltrattamenti agli animali, soprattutto contro la vivisezione. Bisogna riconoscere che tutto questo, oltre ad essere una bella cosa, ti fa onore. Ebbene, la domanda è: il tuo amore per gli animali fa anche parte dei tuoi disegni di cambiamento o si tratta semplicemente di una manifestazione d’affetto?

Fa assolutamente parte del cambiamento evolutivo e del mio sogno per un mondo migliore. Gandhi stesso affermava che la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali. E come possiamo sentirci in pace se ciò che mangiamo provoca una indicibile sofferenza a milioni di esseri viventi?

Come ti immagini il futuro?

In questo senso, mi immagino un futuro dove possiamo tutti (animali e umani) vivere in pace, dove ci possiamo aiutare a vicenda, dove abbiamo trasformato la competizione in collaborazione, dove tutti abbiano di che vivere e da mangiare.

Nel tuo secondo volume Mi merito il meglio hai dichiarato: “spesso cerchiamo nemici esterni per evitare di trovarci a combattere contro noi stessi.”
Suddetti nemici, una volta imboccata la via del cambiamento, si trasformano in fantasmi sempre in agguato, o vengono soppressi definitivamente?  

Bella domanda. Non spariscono perché non abbiamo potere sulle azioni e decisioni degli altri – anzi a volte quando cerchiamo di cambiare lo status quo possiamo disturbare chi invece ha convenienza a mantenere le cose come sono ma si ridimensiona la nostra immagine inferire dei nemici e quindi diventano meno temibili.

Personaggi come Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela sono stati la crema del cambiamento. So che hai un carattere abbastanza modesto, per cui ti chiedo anticipatamente scusa circa la natura della mia domanda. Ebbene, dovessi  ispirarti a uno di questi personaggi, chi sceglieresti? E perché?

Sono tutti stati dei grandi miti della mia infanzia e adolescenza per cui sceglierne uno non è facile. Direi Gandhi un po’ perché l’India è come una seconda casa per me, un po’ perché ho sempre negli occhi l’immagine di questo piccolo uomo vestito di bianco che ha insegnato col suo esempio come si può essere forti in maniera dolce e non violenta.

In Libera la tua vita, l’ultimo dei tuoi volumi, dichiari: “Non abbiamo bisogno di controllare le nostre emozioni, ma di gestirle.” Credi che l’arrivare a controllarle del tutto potrebbe, in qualche modo, appesantire il nostro fardello e di conseguenza farci perdere il controllo di noi stessi?

Sì, e credo che le e-mozioni debbano scorrere (dal latino movere) e il controllo invece temo le possa bloccare o irrigidire. L’idea invece è di imparare a direzionale a utilizzarle al meglio, a dirigerne il flusso anziché farci dirigere a esse.

Tornando sul tema “grandi personaggi”, Gandhi disse: “Devi essere tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo.” Il concetto, visto nel senso più appropriato del termine, recita che cambiando noi stessi, cambierà pure il mondo. Credi davvero che cambiando sé stessi si potrebbe arrivare a cambiare il mondo?

Ecco un altro motivo per cui ho scelto Gandhi alla domanda di prima. Sì, assolutamente, credo che l’unico vero cambiamento è quello che parte da noi. E se ognuno di noi diventa un po’ più paziente, un po’ più amorevole, si prende cura un po’ più degli altri e degli esseri viventi (incluso la natura) che popolano questo pianeta con noi, ecco che il mondo inizia a cambiare…

Un’ultima cosa. Scusami se tiro spesso in ballo l’esempio della saggezza. Ebbene, Gandhi alla domanda di quale religione fosse, rispose: “Io sono musulmano, ebreo, indù, cristiano…”. La tua profonda inclinazione alla cultura spirituale orientale ti crea forse qualche complessità con quella occidentale?

Mi ritrovo molto nella definizione di Gandhi. Il mio cammino spirituale è alquanto bizzarro: provengo da una famiglia cattolica, e da piccola in Africa sono stata esposta a diverse forme di animismo. Questo contatto, come in seguito lo studio con i nativi americani, mi ha lasciato in eredità un profondo rispetto per la natura e per tutte le sue forme di vita. Da adolescente poi ho sentito un fortissimo richiamo per le religioni orientali: nei vari viaggi tra India e Nepal sono rimasta affascinata dall’induismo. Da oltre 10 anni vivo parte dell’anno in Tailandia dove studio con i monaci del buddismo Teravada e del buddismo Tibetano. In Malesia ho studiato con un maestro dell’Islam. E ho trovato tantissimi punti in comune in tutti questi cammini. Se andiamo in cinquanta paesi diversi, troveremo cinquanta immagini e nomi diversi di Dio a seconda della cultura ma se potessimo distillare il concetto di Dio e lo riassumessimo attraverso delle qualità, quali sarebbero? Non importa se siamo buddisti o cristiani, ebrei o musulmani. Quando parliamo di qualità spirituali, in realtà stiamo parlando delle qualità umane fondamentali come Amore, Rispetto, Compassione, Fiducia.

Direi che quest’ultima risposta è stata molto esaudiente.

Bene, a questo punto, carissima Lucia Giovannini, non ci resta che ringraziarti immensamente per la tua disponibilità e porgerti un augurio sincero per i tuoi metodi di crescita evolutiva, che, come noi tutti sappiamo, stanno avendo un esito abbastanza soddisfacente qui in Europa. Nuovamente ti ringraziamo, e ti salutiamo, ovviamente nella speranza che presto possiamo veder realizzati i tuoi sogni, che sono anche i nostri.