Leadership al femminile: come essere una donna leader

Essere donna ed essere un leader è spesso un’impresa difficile! La leadership al femminile è un argomento delicato che ho affrontato in questa intervista.

Oggi vorrei condividere qui con te la trascrizione… buona lettura!

 

Ognuno di noi può essere leader della propria vita, ma molto spesso non ci rendiamo conto dei condizionamenti e dei comportamenti che limitano il nostro potenziale, impedendoci di essere una guida per noi stessi e per gli altri.

Lucia, cosa significa davvero liberare il proprio potere?

Liberare il nostro potere vuol dire essere al meglio di noi stessi, sviluppare le nostre potenzialità, vivere una vita piena di significato, prendersi la respons-abilità della propria vita, delle proprie emozioni e delle proprie scelte, smettere di sentirsi vittime, smettere di lasciarci vivere e di lamentarci.

Come spiego nel mio libro Tutta unʼaltra vita, respons-abilità vuol dire essere in grado di dare risposte. Non ci va bene qualcosa? Se non possiamo cambiare la situazione, impariamo ad accettarla, altrimenti attiviamoci per cambiarla. Ed è proprio in questo processo che nasce la leadership.

Cosa si intende esattamente per leadership? A cosa serve?

Per la Neurosemantica, la leadership è un viaggio verso un risultato desiderato e si articola in diverse fasi.

Prima di tutto, avere leadership significa definire in modo chiaro obiettivi, visioni e valori (per esempio qualcosa che vogliamo cambiare) e pianificare le strategie adatte per raggiungere il risultato.

Dopo aver stabilito gli obiettivi, è il momento di entrare in relazione con le persone e comunicare loro la visione che si intende costruire. Lo step finale consiste nel coinvolgere gli altri e aiutarli a mobilitare le loro risorse per andare insieme verso i risultati desiderati.

Un leader è qualcuno che ha una idea, una visione, un obiettivo utile per la comunità, la famiglia, o il gruppo e guida il gruppo stesso verso questo obiettivo.

John Maxwell diceva: 

“Colui che pensa di condurre, ma non ha chi lo segue, è solo uno che sta facendo una passeggiata”.

Un leader è quindi qualcuno che riesce a farsi seguire dagli altri.

Come si può liberare la propria leadership?

Si tratta per lo più di una trasformazione interiore, un cambiamento di paradigma.

Per liberare la propria leadership occorre tener presente che esiste una leadership salutare e una malsana. Esiste la leadership di vecchio tipo, quella autoritaria e basata sul controllo, sulla manipolazione, sulla paura, sulla gerarchia e quella “nuova” dove la visione è partecipativa e viene condivisa mediante il dialogo. In questo caso, il leader è prima di tutto un buon ascoltatore che riconosce le  differenze e potenzia l’unicità delle persone.

Nella vecchia leadership cʼera una persona al comando da sola che fingeva di avere tutte le risposte, di non avere dubbi, di essere sicuro di sé e delle proprie scelte. Molte donne non si considerano leader perché si paragonano a questo modello (carismatico, Alpha man, attivo, strategico). Ma se nessuna di noi vorrebbe essere là davanti da sola un motivo cʼè. Nessuno può farcela da solo, nessuno da solo ha tutte le capacità che servono.

Ecco cosa dice Michael Hall, il padre della Neurosemantica:

“Al giorno dʼoggi non abbiamo bisogno solo di leader migliori, abbiamo bisogno di un nuovo tipo di leader. Sono finiti i tempi dei leader autoritari di tipo gerarchico che basavano il loro ruolo sul comando e controllo. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi sono leader illuminati capaci di comprendere la natura umana, le relazioni, lʼintelligenza emotiva, il cambiamento, lo sviluppo personale”.

La nuova leadership quindi è autorevole, democratica, partecipativa (tutte caratteristiche guarda caso tipicamente femminili. Questo non significa che anche un uomo non possa possederle, anzi, ma significa che fanno parte dellʼenergia femminile). Potremmo vedere il nuovo leader come qualcuno che è al servizio del gruppo, della famiglia, della comunità.

Per liberare la propria leadership occorre capire che la leadership è contestuale. Nessuno di noi è sempre un leader. Il leader assoluto non esiste. In alcune situazioni siamo in grado di offrire una guida ed in altre no. A volte conduciamo, a volte seguiamo a seconda del momento, del contesto, delle capacità, della circostanza. Un leader è qualcuno che è anche in grado di seguire, se serve.

Ciò che limita il nostro potenziale e le nostre capacità di leadership sono i condizionamenti. Ci hanno fatto credere che la vulnerabilità è debolezza, che la dolcezza è da femminucce, che la compassione non ci fa essere razionali e ci porta a cattive decisioni, che le emozioni sono infantili che se mostriamo caratteristiche femminili come pazienza, vulnerabilità, apertura, empatia siamo deboli.

Per liberare la propria leadership occorre quindi lavorare su di sé, imparare a conoscersi, a gestire le proprie emozioni, a sviluppare empatia, compassione, passione, pazienza, resilienza (cioè la capacità del corpo e della mente di riguadagnare l’equilibrio e la serenità dopo essere caduti a terra).  Occorre essere congruenti e camminare noi per primi il sentiero che chiediamo agli altri. Occorre avere lʼumiltà di guidare con lʼesempio.

Abbiamo bisogno di leader auto-realizzati: uomini e donne che percorrano un percorso di crescita evolutiva, che siano loro stessi creativi, appassionati, impegnati ed efficaci nel sviluppare una visione del mondo ricca di significati. Abbiamo bisogno di leader illuminati nelle nostre famiglie, negli affari, nelle comunità, nelle istituzioni e nei governi.

Come liberare il leader che c’è in ognuna non solo in ambito lavorativo, ma anche in quello familiare, sociale, domestico e sentimentale? Quali consigli e suggerimenti pratici possiamo adottare per  sviluppare la propria leadership al femminile?

Molto spesso tendiamo a cadere nella trappola di essere “carine” a tutti i costi, per esempio non diciamo quello che pensiamo, soffochiamo la nostra voce, diciamo che va bene quando non è vero. Dobbiamo dire invece la nostra verità con ferma gentilezza, altrimenti  il rischio è di passare dalla carineria tutta sorrisi alla frustrazione (o alla rabbia o alla critica ).

È un atteggiamento comune nelle donne quello di sminuire il proprio valore, i propri successi. Minimizziamo il nostro operato invece di celebrarlo. Dobbiamo imparare ad apprezzare ciò che abbiamo attorno a noi e imparare a chiedere! Non dobbiamo erigerci a eroine della situazione. Come dicevamo prima, nessuno ha mai fatto niente da solo.

Dobbiamo portare l’attenzione dentro di noi e chiederci: cosa voglio veramente? Cosa mi rende veramente felice? Anziché monitorare continuamente lʼambiente esterno alla ricerca di approvazione (o cercando di evitare critiche). In questo modo possiamo capire cosa ci dà valore come donne e cosa dà valore alla nostra vita.

Per molto tempo e in molte culture quello che ha dato valore certo alla vita di una donna era la bellezza. Se era bella aveva potere sugli uomini (per esempio), ma questo rischiava anche di non spronare le donne stesse a cercare valore in altre cose e finiva per relegarle nel ruolo di un oggetto carino, un bel soprammobile.

Quando ho smesso di fare la modella e ho iniziato a tenere corsi di crescita personale, per esempio, per contrastare questo condizionamento ho fatto di tutto per NON essere bella, ho smesso di usare tacchi gonne di truccarmi, di acconciarmi i capelli, di mettere vestiti carini. Non volevo che fosse quello a dare valore alla mia vita. Ma poi ho capito che anche quello era un eccesso dall’altra parte e che non mi rendeva felice e ho dovuto iniziare a chiedermi “cosa dà valore alla mia vita?” E solo noi possiamo avere una risposta a questa domanda,sarà difficile che ci venga data dall’esterno.

Ricordiamoci di separare la nostra essenza come persone dal nostro comportamento (come scrivo nel mio libro Tutta unʼaltra vita nel capitolo dedicato all’autostima). Possiamo avere comportamenti sbagliati ma non per questo siamo sbagliate. Possiamo fallire ma non per questo siamo un fallimento.

Non dobbiamo essere in competizione con altre donne, piuttosto dobbiamo collaborare, formare dei gruppi di sostegno; se stiamo portando avanti un progetto, ad esempio, può essere utile condividerlo su Facebook, parlarne con amiche, cercare altre sostenitrici.

Riassumendo, sono 6 i passi da seguire per liberare la nostra leadership:

#1. Avere chiari i propri obiettivi personali e lavorativi (scarica la guida per fare la tua mappa della visione di Tutta unʼaltra vita ed. Sperling & Kupfer)

#2. Scegliere quegli obiettivi la cui realizzazione porta beneficio anche al gruppo (o famiglia)

#3. Lasciarsi contagiare dal fuoco della passione per quegli obiettivi

#4. Comunicarli e condividerli con passione

#5. Aiutare le persone a mobilitare le loro risorse per andare insieme verso i risultati desiderati

#6. Lasciare che emergano altre co-leader: ognuna guida nella parte in cui ha più esperienza e capacità

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