Se NON decidi, hai già deciso: la forza spirituale del prendere decisioni

“La decisione è una qualità delle anime sagge. Qualsiasi decisione presa con il cuore è meglio dell’indecisione.” – Thích Nhất Hạnh

La vita è una continua sequenza di decisioni, grandi e piccole, che plasmano il tuo destino.

Eppure, la difficoltà a prendere decisioni è un problema che coinvolge molte persone e che ha una natura subdola, perché confina la vita in una sorta di limbo, sospesa tra la percezione di voler agire (o la volontà se è stata maturata) e l’immobilismo.

Tutto questo è frustrante e, soprattutto, controproducente per la tua realizzazione personale e professionale. Inoltre, evitare di prendere decisioni influisce negativamente sul proprio percorso di scoperta e nutrimento spirituale.

Cerchiamo quindi di capire perché prendere decisioni può essere così difficile a ogni livello e cosa puoi fare per sbloccare questa situazione.

Prendere decisioni

Quando la paura di sbagliare prende il timone

Nel suo libro Tutta un’Altra Vita, Lucia Giovannini scrive: “ Mi chiedo cosa accadrebbe se nel nostro mondo non esistesse l’idea del fallimento.

Probabilmente vivremmo in maniera completamente diversa il non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati: anziché provare vergogna, disonore, senso di inadeguatezza, lo sperimenteremo come naturale fase del processo di apprendimento o come semplice feedback su ciò che non va.

“Quando un’intera società cataloga l’esperienza di non raggiungere i risultati sperati associandola a sensazioni ed emozioni negative inventa di per sé il concetto di fallimento”. (Rif, The Matrix Model, Michael Hall).

 

La paura di sbagliare e il rischio di perdere la nostra missione di vita

Una delle cause principali della difficoltà a prendere decisioni è la paura di sbagliare.
Questa paura non nasce nel vuoto: affonda spesso le sue radici in una convinzione profonda e limitante, ovvero che un errore possa compromettere in modo irreparabile il nostro valore personale.

“Non siamo i nostri errori” è una frase potente, eppure, per renderla davvero trasformativa, è necessario andare ancora più in profondità.

Perché la verità è che non scegliere, per paura di sbagliare, ha un costo altissimo.
E il prezzo che potremmo pagare è la perdita del nostro potenziale. Della nostra realizzazione personale. Della nostra missione di vita.

Quando evitiamo di decidere, pensiamo di stare al sicuro. Ma in realtà stiamo rinunciando a percorrere la nostra strada, quella che ci è propria.

E così rischiamo non solo di restare fermi, ma di vivere una vita che non ci appartiene, fatta di scelte dettate dagli altri o dalla paura, invece che dal cuore.

Prendere decisioni

Il concetto di missione di vita

La missione di vita è un concetto antico, presente in tutte le culture: in Oriente viene chiamata dharma, in Occidente potremmo paragonarla alla vocazione, a quel senso profondo che dà direzione e significato alla nostra esistenza.

È la forza interiore che ci spinge a esprimerci pienamente, ad avere impatto, a lasciare un segno.

È il richiamo che ci guida anche quando tutto intorno vacilla.

Quando ascoltiamo questa voce, tutto comincia ad avere senso: le scelte si chiariscono, le paure si ridimensionano, le priorità si riorganizzano.

È come se dentro di noi qualcosa desiderasse ardentemente manifestarsi.

E quando le nostre decisioni sono allineate a questo richiamo, ci sentiamo più vivi, più centrati, più veri.

Smettiamo di vagare e iniziamo a camminare con direzione.

Al contrario, quando ignoriamo questa missione – o semplicemente non ci concediamo il tempo di ascoltarla entriamo in uno stato di disorientamento.

E in quella nebbia è facile scegliere relazioni, lavori, stili di vita che non ci rispecchiano davvero.

Fino al punto in cui ci accorgiamo, magari dopo decenni, che la vita che stiamo vivendo non è la nostra.

Prendere decisioni

Il potere trasformativo delle scelte allineate

Come Lucia spesso scrive nei suoi libri e percorsi:

“Conoscere la nostra missione personale dà una nuova prospettiva ai nostri obiettivi. Innanzitutto ci induce a fare un test di qualità rispetto a ciò che vogliamo.
Poi ci aiuta a controllare se i mezzi e le strategie che utilizziamo per raggiungerli sono allineati con chi siamo e chi vogliamo essere.”

Comprendere ciò che davvero conta per noi, ciò che ci anima, è il primo passo per superare la paura di sbagliare.

Perché quando sappiamo dove stiamo andando, ogni scelta – anche se imperfetta – diventa un passo che ci avvicina.

Il meccanismo si semplifica: riconosciamo l’obiettivo, e definiamo con più chiarezza i passi per raggiungerlo.

Ad esempio, se sentiamo che vogliamo realizzarci in un nuovo ambito professionale, quella chiarezza interiore ci darà la motivazione per formarci, per iniziare a praticare, magari affiancando il nuovo al vecchio lavoro.

E poi, un passo alla volta, potremo compiere il salto: lasciare la vecchia strada per dedicarci pienamente a ciò che ci rispecchia, ci nutre, ci realizza.

In fondo, ogni decisione è un atto d’amore verso la nostra missione.

Prendere decisioni

Autostima e decisioni: il valore intrinseco dell’essere umano

A questo punto è importante parlare di autostima – un concetto su cui, va detto, c’è in giro una confusione e una mistificazione pazzesca.

Molti la confondono con l’ego o con la presunzione, ma l’autentica autostima ha a che fare con il riconoscere il proprio valore intrinseco, indipendentemente dai successi o dai fallimenti, dalle approvazioni esterne o dai giudizi altrui.

E qui entra in gioco il legame profondo con l’indecisione: spesso non riusciamo a scegliere non perché non sappiamo cosa fare, ma perché dubitiamo di chi siamo.

L’indecisione nasce dalla paura di sbagliare, certo, ma ancora più a monte, dalla paura di non essere all’altezza. Temiamo di deludere le aspettative, nostre o altrui. Temiamo di fallire e, nel farlo, di confermare quell’antico dubbio interiore: “E se davvero non valessi abbastanza?”

Quando l’autostima è fragile, ogni scelta diventa un potenziale campo minato: e se sbaglio? E se scelgo male? E se poi me ne pento? Queste domande non sono semplici riflessioni logiche – sono il riflesso di una mente che non si sente sicura del proprio valore.

Al contrario, quando ci riconosciamo un valore profondo e incondizionato, possiamo scegliere con più calma e fiducia. Sappiamo che anche un errore fa parte della crescita. Che nessuna scelta definisce chi siamo. E che possiamo sempre imparare, aggiustare il tiro, ripartire.

Infatti, come scrive Lucia nel libro Tutta un’Altra Vita: “Molti, come facevo io, confondono l’autostima con l’autoefficacia o fiducia in se stessi. Altri credono che quel senso di benessere che l’autostima induce sia dato dall’approvazione e dalla stima altrui.

Ebbene, l’autostima non è nessuna di queste due cose.

Forse la confusione nasce dal termine stima. Stimare implica fare una valutazione.

Quando si stima il valore di un appartamento, un quadro, un gioiello, un esperto valuta quanto questo oggetto può valere.

Ma qual è il valore di un essere umano? E chi sarebbe l’esperto perito? Quale metro dobbiamo usare per questa valutazione? A seconda della cultura potrebbe essere il denaro, il cervello, la bellezza, la carriera, i vestiti firmati e così via. Ma qual è il sistema di valutazione corretto? A proposito, vi siete chiesti quale metro di valutazione state usando per voi stessi?

Qualunque sistema adottiate, il problema è che è influenzato. Avete valore solo se rispettate certe condizioni, che però possono cambiare o ci possono venire tolte in ogni momento.

Queste condizioni, come ci insegna il Buddismo, sono impermanenti.

Quindi, da un giorno all’altro, potreste assistere al grande crollo del vostro valore nella borsa mondiale dell’Essere Umano. E allora? Perché non iniziare dando un valore incondizionato ad ogni essere umano?

Un valore che sia intrinseco nella matrice del Sé, come un diritto di nascita che nessuno o niente possa togliere.

Prendere decisioni

Qual è il tuo valore?

Si tratta di celebrare ed onorare chi siamo in quanto esseri umani, indipendentemente dai riscontri di ciò che facciamo (carriera, età, aspetto fisico, soldi) o dall’approvazione altrui come vedremo nella matrice degli altri.

Per farlo non dobbiamo attendere alcun permesso.

Non dobbiamo aspettare di raggiungere nessun obiettivo.

Possiamo semplicemente decidere di sentirci così.

Ora, in questo preciso momento. Ricorda a te stesso più spesso che puoi: «Non ho nulla da provare e tutto da sperimentare, io valgo in quanto essere umano, semplicemente perché esisto».

È una consapevolezza che nessuno dall’esterno può offrirti. Deve arrivare da te. Per questo si chiama autostima e non «stima da altri».

Per sviluppare l’autostima occorre fare una distinzione netta tra persona e comportamento.

Quando impari a separare l’essere dal fare, puoi non essere orgoglioso o soddisfatto del tuo operato e continuare comunque ad amarti e stimarti in quanto esseri umani. Avere un comportamento sbagliato, un risultato sbagliato, non significa essere sbagliati.

Se ti accorgi di comportarti da egoista, è l’egoismo che bisogna disprezzare, non te stesso. Se ci riteni incompetente, è la tua incompetenza che bisogna combattere, non te stesso.

E ovviamente vale anche per gli altri: se qualcuno fa qualcosa di male, è il male che devi odiare, non la persona.

Sei molto più dei tuoi comportamenti, dei tuoi risultati, delle tue azioni, e se ti identifichiamo con esse finirai per soffrirne.

Prendere decisioni

Fare degli sbagli è normale ed è parte del processo di apprendimento

Non possiamo aspettarci di non sbagliare.

Il perfezionismo blocca l’azione e imprigiona lo sviluppo personale in una camicia di forza.

È solo quando ti permetti di non essere perfetto, di sbagliare, di provare e riprovare che puoi evolvere e migliorare. Ma sei libero di farlo solo quando in questo processo non metti in dubbio il tuo valore come essere umano.

Se invece leghi la stima per te stesso al tuo comportamento, al tuo lavoro, ai tuoi risultati, al tuo reddito, al tuo aspetto fisico, finirai per avere delle grosse delusioni”.

 

La trappola del perfezionismo

La difficoltà a prendere decisioni è spesso alimentata da un perfezionismo paralizzante che impedisce di compiere anche il primo passo.

E la procrastinazione nasce proprio dall’illusione di poter controllare tutti gli esiti possibili prima di agire.
Questa illusione conduce all’indecisione cronica, immobilizzando la vita in una stagnazione spirituale e personale.

La ricerca di certezza assoluta è una chimera che non trova riscontro nella realtà spirituale della vita!

Perché la crescita avviene proprio quando si abbraccia l’incertezza, si accetta il rischio e si procede con fede, sapendo che ogni risultato porterà comunque una lezione preziosa.

Prendere decisioni

Imparare a cadere per imparare a vivere

Nella vita, come nelle arti marziali, imparare a cadere è essenziale per il progresso.

La paura di sbagliare impedisce spesso di vivere pienamente le esperienze necessarie per acquisire saggezza.

Non è possibile apprendere senza rischiare cadute e insuccessi: ogni errore è una tappa fondamentale verso una maggiore consapevolezza e questo è un concetto che meritiamo tutti di fare nostro per sciogliere sia la paura di sbagliare che per evitare di cadere nella trappola del perfezionismo.

Anzi, possiamo fare molto di più e dare agli errori un valore più alto.

 

Il valore spirituale degli errori

Dal punto di vista spirituale, ogni decisione porta con sé un messaggio e una lezione.

Temere gli errori paralizza e porta all’immobilismo, come hai visto, perciò è importante accoglierli con gratitudine, perché rappresentano occasioni di crescita.

Puoi intenderli come offerte dal divino, come occasioni di crescita che ti fanno comprendere che ogni passo falso rivela nuove prospettive e ti aiuta a comprendere più profondamente te stesso e la tua missione spirituale.

 

Scegliere è vivere

In conclusione, la vera scelta che hai bisogno di compiere è quella di agire, di affrontare il rischio, di abbracciare le lezioni che la vita ti offre con generosità.

Evitare le decisioni, fuggire dalle responsabilità o procrastinare indefinitamente significa scegliere inconsciamente l’infelicità e la stagnazione spirituale.

Prendere decisioni, dunque, non è solo un atto pratico, ma una profonda
manifestazione di fiducia nella tua guida interiore e nel divino.

Quando accetti questo principio, sperimenti una vita più ricca, libera e autentica.

Perché ogni decisione, ogni passo, ogni errore diventano passi sacri nel cammino verso una realizzazione piena del tuo potenziale personale e spirituale.

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