Come salvare una relazione quasi finita?
Come recuperare un rapporto in crisi?
Queste domande possono nascere se stai vivendo un rapporto di coppia – ma anche di amicizia o familiare – che senti essere arrivato al capolinea ma che, dentro di te, percepisci di voler salvare.
Attenzione: ‘salvare una relazione’ è un concetto su cui occorre fermarsi un attimo a riflettere.
Perché è bene che la scelta di farlo sia dettata dall’Amore e mai dall’attaccamento, o da paure che è normale provare, ma sappiamo essere limitanti e malsane come, ad esempio, quella di restare da soli.
Se alla base del voler salvare una relazione quasi finita c’è l’Amore, c’è il Rispetto e c’è la Consapevolezza di voler costruire rapporti trasparenti e sani per ambo le parti, allora ti invito a scoprire qualcosa che ha il potere di farlo.
Quella cosa si chiama vulnerabilità, uno stato d’essere che spesso si scambia per debolezza, ma che in realtà può diventare la tua più grande forza e la linfa che può riaccendere una relazione e darle una natura piena, consistente, integra.
Come salvare una relazione quasi finita? Serve un atto di coraggio
La vulnerabilità è la scelta di rapportarti con un’altra persona con un mix di piena onestà, autenticità radicale e compassione.
Questo può essere uno dei più grandi atti di coraggio che puoi fare nella vita – ed è un pilastro delle relazioni forti e amorevoli.
Per capire meglio la vulnerabilità ti faccio un esempio.
Marta e Alessio sono a un passo dal divorzio. La fase delle recriminazioni, delle discussioni e dei litigi è finita, ora è arrivato il momento di scegliere se ‘andare avanti o ‘rompere definitivamente’.
La situazione è tesa e, ora che la lotta è sospesa, è sospeso anche il giudizio. È arrivato il momento della verità, della scelta, dell’urgenza.
Scelgono di venire a un mio corso, per darsi un’ultima possibilità prima della decisione finale.
Durante una pausa mi avvicino ad Alessio e gli chiedo una cosa precisa: quando tu e Marta litigate sai davvero di cosa lei ha bisogno?
Smarrimento. Alessio si sente perso, perché in vita non si è mai chiesto di cosa ha davvero bisogno sua moglie quando volano parole forti, scendono le lacrime e la casa è un campo di battaglia.
Prova smarrimento, ma anche un’inaspettata dolcezza.
Il suo viso, infatti, si rasserena, la sua voce si incrina. È colto alla sprovvista, ma in quell’esatto momento pronuncia quelle parole che Marta aveva bisogno di sentirsi dire da troppo tempo.
E la relazione arriva a un potente punto di svolta. Un punto attivato dalla vulnerabilità di Alessio, dalla sua capacità di fermarsi, di abbassare la guardia, di capire di cosa ha bisogno Marta, e di farlo in modo autentico.
Cosa ha fatto Alessio? Si è aperto alla vulnerabilità: ha abbassato la guardia e ha attivato un mix di onestà, trasparenza e compassione, che ha salvato una relazione, anche quando tutto faceva intendere fosse arrivata a un punto di non ritorno.
Perché la vulnerabilità spaventa?
Come detto, la vulnerabilità è spesso intesa come una debolezza.
Fin da piccoli ci insegnano che dobbiamo essere forti, sopportare le difficoltà della vita, attaccare per primi.
Soprattutto i maschi devono essere già uomini coraggiosi fin da bambini.
Questa educazione diffusa, magari amplificata da amicizie con persone che hanno ricevuto gli stessi messaggi, rimarca il fatto che nella vita bisogna essere sempre inscalfibili, qualunque cosa succeda.
Non c’è spazio per la vulnerabilità! È roba da femminucce!
Questi schemi ereditati e maturati, purtroppo così diffusi, portano a un dato di fatto: quasi nessuno sa come accedere alla propria vulnerabilità, perché il solo pensiero di abbassare la guardia o ammorbidire una posizione prescelta, è sufficiente per far correre nella direzione opposta.
Nelle relazioni, soprattutto quando si complicano, le uniche opzioni considerabili diventano quelle della lotta o quella della fuga.
Per fortuna, ce ne sono altre e la vulnerabilità è una di queste.
Il problema è che aprirsi alla vulnerabilità richiede un grande sforzo, un’introspezione profonda e una volontà di sanare le relazioni, che guarda a una soluzione decisamente laterale, dove tutto parte da noi e dal nostro fare un passo indietro.
Del resto, Albert Einstein ha detto qualcosa di molto interessante a riguardo: “Non puoi mai risolvere un problema al livello in cui è stato creato”.
Se il problema nasce dalla lotta, la lotta non è la soluzione. Se il problema è la fuga, la fuga non è la soluzione.
La vulnerabilità, invece, fa vedere oltre la “nebbia del conflitto” e scendere a ciò che è reale: è lì che si può trovare la soluzione. La nebbia confonde solo l’immagine, acceca entrambe le parti e prolunga la lotta, aumentando i danni.
Quando due persone si trincerano costantemente e rafforzano le proprie posizioni, l’unico risultato possibile è uno scontro.
Quando solo un partner fa un passo indietro e lascia cadere le proprie “armi”, può iniziare invece la guarigione.
Perché vulnerabilità è chiedersi di cosa ha bisogno l’altro, cosa possiamo dare all’altro, è vestire i suoi panni lasciando da parte i nostri, è aprire il cuore alla comprensione dei suoi bisogni, dei suoi obiettivi e dei suoi sogni.
La vulnerabilità è un atto di coraggio immenso, è fare un passo indietro quando schemi ereditati e convinzioni maturate ci spingono a farne due in avanti.
È cercare di capire l’altro abbassando le difese, per darci la possibilità di scoprire la sua vera essenza.
Una volta fatto, se la comprensione è avvenuta e la consapevolezza è in atto, anche il rapporto più in crisi del mondo può assumere una nuova forma, quella di uno spazio di incontro dove entrambi possono ‘respirare’ e confrontarsi.
Ecco perché alla domanda come salvare una relazione quasi finita rispondo con la vulnerabilità, con l’aprirsi agli altri senza paura di essere deboli, con l’abbassare le difese senza paura che ci sia un attacco.
L’altra parte non attaccherà, perché molto probabilmente sentirà di avere ricevuto uno spazio in cui esprimersi liberamente, senza paura, senza pericolo di lotta.
Allora spiegherà quali sono i suoi bisogni, i suoi sogni, le sue necessità e questo potrà riaprire il dialogo, ravvivare i sentimenti, ma soprattutto far capire ad entrambi se ci sono davvero i presupposti per proseguire la relazione.