5 motivi per cui non dobbiamo mai smettere di chiedere perché

Avete mai notato davvero la quantità di domande che fanno i bambini?

Il cielo è blu. Perché? Ho i capelli biondi. Perché? Mi vesto così. Perché? Mi piace il cioccolato. Perché?

Crescendo molte persone perdono quella genuina curiosità che ci caratterizzava quando eravamo piccoli. Adesso siamo così impegnati a vivere che dedichiamo ben poco tempo al chiedere. Come se il fare fosse più importante dell’essere e del riflettere.

Farsi delle domande invece è fondamentale non solo per conoscere noi stessi ma proprio per affrontare tutte le situazioni della vita che ci possono capitare davanti.
Soprattutto, gioca un ruolo vitale il saper fare le domande giuste. Quindi perdere l’allenamento non ci fa affatto bene non credete?

Ecco perché nel mio libro Il Potere delle Domande che viviamo tutti nel mondo che creiamo attraverso le nostre domande. Quando ci incamminiamo verso percorsi di crescita personale, in genere passiamo molto tempo a cercare risposte.

Ma sono chiare le domande che ci poniamo?
Spesso quando ci capita qualcosa di negativo la prima cosa che ci viene in mente è: perché a me?
Questo tipo di domanda fa scattare un meccanismo che attiva una serie di ingranaggi di negatività, che ci fanno turbinare in testa pensieri come “capitano tutte a me, appena provo a fare qualcosa fallisco subito, mi va tutto male oggi” e così via. In questo modo si verifica la cosiddetta Profezia Auto-avverante.

Cos’è? (iniziamo a fare domande ogni volta che possiamo!) La profezia che si autoadempie o che si autoavvera è un concetto che nasce dal teorema di W. I. Thomas: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. Cioè una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa.

Il preciso momento in cui un individuo si impegna con le proprie azioni per evitare che ciò che più teme si avveri, fa scattare una serie di comportamenti inconsci che alla fine gli faranno ottenere esattamente l’opposto rispetto al risultato sperato, causando gli eventi che avrebbe voluto scongiurare.

Le profezie che si autoadempiono accadono molto più spesso di quanto pensiamo. Questo perché con la nostra mente e con il pensiero possiamo determinare chi saremo e come ci comporteremo in futuro.

Avete mai pensato “Mi chiederà sicuro questa cosa che è l’unica che non so” all’università? Oppure “Ah, oggi mi andrà tutto storto sicuro!”. Ecco, questo è un ottimo esempio di come avviare il tutto.

Prima di tutto una cosa che è bene tenere tutti bene a mente è il fatto che la profezia funziona anche al contrario. Questo non vuol dire che se pensiamo intensamente ci compariranno scarpette di cristallo e una fantastica carrozza davanti alla porta casa ovviamente. Occorre fare il ragionamento mentale giusto per far partire il meccanismo nella direzione che scaturirà dei comportamenti positivi.

Come facciamo allora a capire quali sono le domande giuste che dobbiamo porci?

Ecco un paio di tips&tricks per imparare a pilotare la positività nella nostra direzione:

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1. Ricordati di cosa sei capace
Tutti abbiamo qualcosa in cui siamo bravi o che ci riesce particolarmente bene. Quante volte ci siamo detti “non ce la farò mai” o “ non sono capace, non sono abbastanza bravo per riuscirci”?
Bene, ci basta fare una lista anche solo di cinque situazioni che abbiamo affrontato e risolto per rinfrescarci la memoria. Così facendo potrai veder come sei riuscito a farlo, quali capacità hai saputo utilizzare al meglio e così via.

2. Cambia la domanda
Cosa vuol dire cambia la domanda? Invece di chiederti “migliorerà mai questa situazione?” prova a pensare “come posso IO fare per migliorare questa situazione che sto vivendo?”
Fare domande che non hanno una risposta non ci aiuta a chiarire la mente, figuriamoci a trovare le soluzioni che stiamo cercando!

3. Fai tutti gli errori che puoi
A prima vista leggere una cosa del genere ci fa un po’ ritrarre e pensare “ma che senso ha, devo cercare di evitarli gli errori, non correre verso di loro”.
In realtà sbagliare ci fa imparare molto più in fretta che fare una cosa giusta al primo colpo. L’errore spesso provoca una reazione emotiva non indifferente –poi l’intensità dipende dalla sensibilità di ognuno di noi – che ci imprime il ricordo nella memoria.
E dovesse succede che a causa di un errore proviamo delusione/imbarazzo/rabbia (a seconda della situazione ovviamente), ci basti sapere che sarà proprio questo ricordo che ci aiuterà a non ripetere lo stesso errore due volte.

4. Liberati dal giudizio degli altri
Come scrivo nel mio libro, quando non ci sentiamo sicuri di noi stessi, abbiamo la sensazione di essere costantemente sotto la lente di ingrandimento, continuamente giudicati.
Ma piacere a tutti è impossibile e, soprattutto, non è necessario. Se ci vengono rivolte delle critiche, basta distinguere quelle costruttive e sincere da quelle distruttive, e considerarle uno stimolo per migliorarci e crescere.

5. Aiuta gli altri
Un altro modo per fare pratica, specialmente quando iniziamo a prenderci la mano e a imparare a farci le domande giuste, è quello di insegnare agli altri come si fa.
C’è chi dice che l’insegnamento è la forma di apprendimento più efficace, quindi perché non provare?
Senza contare il fatto che aiutando gli altri alimentiamo quell’effetto domino di positività che può solo rendere il mondo un posto migliore.

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