5 domande chiave per contribuire alla vita degli altri

Un modo per rendere il mondo un posto migliore è dare il nostro contributo alla vita degli altri, ovvero servire gli altri invece che continuare a servire solo noi stessi.
Può non essere facile focalizzarsi sul bene degli altri, se abbiamo imparato che al primo posto deve esserci sempre la nostra individualità e la nostra felicità personale.
In realtà le due cose non sono opposte, anzi. Come scrivo in Mi merito il meglio dare il nostro contributo alla vita degli altri è uno dei modi per aumentare la nostra felicità.
Ogni istante ed ogni incontro ci danno la possibilità di connetterci con gli altri con compassione ed empatia.

Quante volte non abbiamo colto questa occasione?
Quante volte abbiamo avuto la possibilità di aiutare e invece non abbiamo risposto alla chiamata?
Sia che tu non abbia colto la possibilità per avere un impatto nella vita di qualcun altro o che non abbia ascoltato quando qualcuno stava cercando di aiutare te, le opportunità per fare la differenza nella vita degli altri ci saranno sempre.

Ecco 5 domande chiave per aiutarti a coglierle

1. Stai dando le tue relazioni per scontate?
Quali persone hanno avuto un impatto nella tua vita, anche se solo per un attimo? Quali hanno cercato davvero di aiutarti e tu non te ne sei accorto e non ti sei connesso con loro in quei momenti?
Come spiego in Tutta un’altra vita, non dare le relazioni per scontate significa lavorare per raggiungere l’interdipendenza,   che è la base per sapere di poter contare sul supporto ed assistenza reciproci. Ognuno di noi può far crescere e migliorare l’altro, e lo possiamo fare proprio grazie alle nostre relazioni.

2. Sei concentrato solo sul tuo guadagno personale?
Ci sono stati molti momenti in cui siamo talmente concentrati su di noi che non sappiamo riconoscere la connessione intima che abbiamo con gli altri.
Immagina di mangiare una mela. Pensa a tutte le connessioni che questa mela può avere con le altre persone. Da qualche parte un seme è stato piantato; qualcuno si è occupato di questo seme e l’ha nutrito fino a farlo diventare un albero forte e vigoroso. Qualcun altro ha raccolto i frutti che qualcun altro ha trasportato al mercato dove qualcun altro ancora li ha venduti. Poi sei arrivato tu e hai comprato la tua mela. Senza questi collegamenti importanti, la tua mela non sarebbe stata disponibile per te.
Quando decidiamo di uscire dalla nostra piccola bolla personale, incominciamo a sperimentare una connessione altrimenti impossibile da considerare.
Aiutare gli altri e venire coinvolti nelle loro vite può darci moltissima gioia e possiamo accorgerci che anche il nostro livello di prosperità e di soddisfazione aumentano moltissimo.

3. Puoi accettare gli altri così come sono?
Spesso tendiamo a giudicare e criticare gli altri perché non stanno facendo la loro parte o non si comportano “come dovrebbero”. Con questo tipo di approccio è molto facile che anche noi non facciamo la nostra parte per aiutarli. Diventa facile osservare le persone con sdegno e creare un pregiudizio, prima ancora di conoscerle.

4. Preferisci avere ragione o essere felice?
Come scrivo in Mi merito il meglio quando sentiamo qualcuno parlare, facciamo inconsciamente il confronto con il nostro modo di pensare ed etichettiamo la situazione (o la persona) come buona o cattiva, giusta o sbagliata.
Ma ogni persona, dal suo punto di vista, ha ragione e crede onestamente di essere nel giusto, o perlomeno di fare il possibile. Se esistesse una prospettiva unica questo non potrebbe avvenire, non potrebbero avere ragione entrambe le parti.
 Invece ciò avviene perché la stessa cosa può avere interpretazioni diverse per ogni persona.
Una mucca può essere una bistecca per un cow-boy, un animale sacro per un indù, un insieme di geni e proteine per un biologo molecolare.
La domanda più interessante da fare allora non è chi ha ragione, perché entrambi hanno ragione. Quanto tempo ed energie sprechiamo per litigare su chi ha ragione? Preferiamo avere ragione o essere felici?

5. Ti dai il permesso di lasciare andare il controllo?
Rispettare le differenze di valori e di opinioni, continuando a riadattare le cose quando è necessario richiede flessibilità e capacità di lasciar andare il controllo. Ma siamo in grado di farlo?
Siamo capaci di seguire l’altro per una volta, di lasciarci guidare con un po’ di fiducia, di cercare di entrare nel suo mondo, nelle sue abitudini, anzichè pretendere sempre che lui (o lei) entri nel nostro?
Siamo in grado di perdonare e perdonarci quando sbagliamo? O quando le cose non vanno come avevamo preventivato? Siamo in grado di chiedere scusa o di dire mi dispiace?